Descrizione
Inaugurata martedì 15 luglio la nuova scala che congiunge via Birarelli con via Pizzecolli. Un collegamento pedonale fino ad ora mai stato realizzato e che teneva isolati i residenti dell'area di Porta Cipriana (Arco Birarelli). Un ulteriore via d’accesso alla cittadinanza, a residenti, visitatori, turisti, dal porto trai due vie storiche della città che oggi sono in collegamento grazie a questo interscambio, a scendere e a salire, con una visione sempre più rivolta verso il mare.
La scala
Fin dai primi anni '90 si è pensato alla realizzazione di una scala da realizzare in uno stretto spazio interstiziale, frutto di demolizioni post-belliche, compreso fra gli edificati di via Pizzecolli e via Birarelli, con un dislivello di circa 20 metri.
La scala, oltre a ricostituire uno dei collegamenti secondari sulle linee di massima pendenza, tipici del colle Guasco, dove le strade principali si adagiano invece sulle pendenze minori, risultava indispensabile anche per servire i piani bassi dell'edificato trasversale, di proprietà comunale.
Tale edificato infatti, composto da unità immobiliari molto strette e adagiate su quote sfalzate, non si prestava a contenere una scala condominiale, a meno di non rinunciare a grandi spazi, rendendo poco conveniente il recupero. Successivamente fu avviata la ristrutturazione del complesso prevedendo la presenza della scala e gli appartamenti furono venduti ai Frati Minori. La scala non venne al momento realizzata ed attualmente gli appartamenti recuperati non possono essere utilizzati, in quanto inaccessibili. E' stato pertanto indispensabile provvedere alla realizzazione della scalinata, secondo un progetto rivisto e semplificato rispetto a quello originario, redatto anche sulla base di un accurato rilievo.
Il progetto prevede una prima serie di rampe “appoggiate” al terreno, delimitate da pannelli murari a creare una sequenza visiva che alluda alla quinta muraria del vecchio edificato.
Per i gradini ed i pianerottoli sono state ipotizzate diverse soluzioni, e si è scelto un materiale neutro, quale il cemento prefabbricato antiscivolo per i gradini e la ghiaia lavata a grana fine per i pianerottoli, materiali usati in altre zone del centro storico che dopo quasi 40 anni dalla posa risultano ancora in buone condizioni.
Sui setti murari sono stati posizionati gli apparecchi dell'impianto di illuminazione.
Il sistema di rampe descritto raggiunge l'ultima quota utile a servire gli appartamenti, posizionata circa sei metri sotto l'affaccio da via Birarelli e a immediato ridosso dello stesso. Da qui pertanto non è più possibile procedere con le rampe in sequenza: data l'altezza del salto di quota ed il limitato spazio disponibile, è stata prevista una scala a base quadrata che compie due giri su se stessa. Considerata la difficoltà di lavorare su questi spazi angusti e scoscesi, tale ultima scala è stata prevista in cemento prefabbricato, scelta tra quelle più 'gradevoli' sul mercato, che bene si intona al progetto complessivo, con finitura analoga ai gradini delle rampe sopra descritte.
NOTA STORICA: Intitolazione della scalinata a Sant’Anna dei Greci
La nuova scalinata che collega via Birarelli a via Pizzecolli viene intitolata a Sant’Anna dei Greci, antica chiesa ortodossa di Ancona (secondo alcune fonti, greca di rito latino secondo il Pirani) scomparsa nell’aprile 1944 durante un bombardamento aereo. Edificata nel XIII secolo su resti delle antiche mura greche della città, la chiesa — inizialmente nota come Santa Maria in Porta Cipriana — fu a lungo un punto di riferimento per la vivace comunità greca di mercanti e artigiani presenti ad Ancona fin dal Medioevo.
Già nel 1380 il legato papale Paolo Tagaris Paleologo vi depositò reliquie preziose, tra cui il piede destro di Sant’Anna. La chiesa fu ufficialmente concessa alla comunità greca nel 1524, con bolla di papa Clemente VII, che ne garantì l'autonomia liturgica e l’esenzione dalla giurisdizione episcopale. Nel tempo vi si sviluppò una confraternita e venne realizzata un’iconostasi ornata, con tre tavole commissionate a Lorenzo Lotto nel 1551.
L’edificio, ricco di elementi bizantini e occidentali, rappresentava non solo un fulcro religioso, ma anche il simbolo dell’apertura di Ancona alle culture del Mediterraneo e ai traffici adriatici. Dopo secoli di storia, la sua distruzione lasciò un vuoto nella memoria urbana. Oggi ne restano una lapide commemorativa, alcune sculture superstiti e una preziosa raccolta di icone conservate nel Museo Diocesano.
Con questa intitolazione, la città intende onorare la memoria di un luogo significativo e riaffermare il proprio spirito di dialogo, accoglienza e convivenza tra culture diverse. L'intitolazione appare inoltre perfettamente logica se si considera che la scalinata termina esattamente di fronte a dove sorgeva la chiesa di Sant'Anna.
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Ultimo aggiornamento: 15 luglio 2025, 15:26